Al bèes
Il bèes era un gioco praticato indifferentemente da squadre di ragazzi, da squadre di ragazze e da squadre miste di ragazzi e di ragazze. In ogni caso le squadre contrapposte si formavano con l’equo sistema della scelta alternata dei compagni da parte di due partecipanti già predestinati in campi avversi e che in genere erano poi nominati "capitani" delle rispettive squadre.
Un secondo "pari e dispari" tra i due determinava quale squadra avrebbe giocato la prima partita "in casa", cioè nella posizione di gioco più ambita.
A questo punto si stabiliva la dislocazione dei "cantoni", il cui numero doveva essere uguale al numero dei componenti di una squadra, meno uno. Le loro posizioni erano invece scelte in relazione all’ampiezza e alla conformazione del campo di gioco, ma erano sempre tali da comportare, nel loro succedersi, un percorso che iniziava allontanandosi dalla "casa" e dopo un inevitabile attraversamento del campo si concludeva in senso inverso, cioè avvicinandosi alla "casa".
La posizione dei cantoni, quando non era marcata da un riferimento fisso (per esempio il punto di scarico di un canale di gronda, o un paracarro, o una sporgenza del muro) veniva segnata a terra con una grossa pietra. Stabiliti i cantoni poteva cominciare la partita, per la quale bisognava disporre di una palla di pezza, ben soda e grossa più o meno come una palla da tennis.
La squadra “in casa”, i cui componenti entravano in gioco uno alla volta, stava a una estremità del campo di gioco mentre l’altra squadra si disponeva in ordine sparso ma non casuale sul campo, dal primo cantone in poi fino alla distanza massima cui si presumeva potesse arrivare la palla lanciata dai giocatori della squadra in casa. Il lancio veniva fatto come si fa nel "servizio" del gioco del tennis ma usando, per colpire la palla, il palmo della mano invece della racchetta. Cominciamo.
Il primo giocatore della squadra in casa lancia la palla, cercando di mandarla il più lontano possibile o in una zona meno "coperta" dagli avversari, e immediatamente dopo il lancio parte di corsa verso il primo cantone. A questo punto si presentano due possibilità:
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La palla viene presa ”al volo" da un avversario. In questo caso il lanciatore è ”morto", torna in casa e per il momento è fuori dal gioco. (Nota: il lanciatore era comunque "morto" se non buttava la palla oltre il primo cantone),
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La palla non viene afferrata al volo e finisce a terra. In questo caso il lanciatore raggiunge il primo cantone e vi si ferma, in salvo; oppure, dopo aver "toccato" il primo cantone, prosegue verso il cantone successivo. Ma attenzione: nel frattempo un avversario avrà raccolto la palla da terra e sarà pronto a tirargliela contro: se lo colpisce sul percorso tra un cantone e l’altro lo fa ”morto" e lo rimanda in casa. Se invece il lanciatore si è fermato in salvo al primo cantone (o a un cantone successivo dopo aver manifestamente "toccato" i precedenti) la palla viene resa alla squadra in casa.
Quando il secondo giocatore della squadra in casa lancia la palla, tutto si ripete: con la differenza che (se la palla non viene presa al volo da un avversario), mentre il secondo lanciatore corre verso il primo cantone il compagno che l’ha preceduto corre verso il secondo o verso il terzo o comunque, sempre rispettando l’ordine di successione dei cantoni, verso quello che presume di poter raggiungere in salvo. Nota bene: accettando il maggior rischio di essere colpito durante il tragitto, il
primo lanciatore può correre verso un cantone successivo anche se la palla del secondo lanciatore è presa al volo.
La partita prosegue con i lanci di tutti gli altri giocatori della squadra in casa, ogni volta aumentando il numero di chi corre verso cantoni successivi e quindi ogni volta aumentando le possibilità degli avversari di colpirne qualcuno con la palla durante il percorso, rinviandolo in casa “morto" e quindi temporaneamente fuori dal gioco.
Ma intanto, cantone dopo cantone, il più avanzato fra i giocatori della squadra in casa sarà arrivato all’ultimo e se -dopo avervi sostato o anche soltanto dopo averlo toccato- ce la farà a rientrare in casa potrà ricominciare a lanciare la palla, subito o dopo altri compagni, secondo la situazione della squadra.
Abbiamo fin qui considerato il caso del giocatore che non si è fatto prendere la palla al volo e che è riuscito a tornare in casa avendo toccato tutti i cantoni senza farsi colpire con la palla dagli avversari. Ma cosa succede quando un giocatore è rinviato a casa ”morto" e temporaneamente fuori dal gioco?
Succede che entra in scena il capitano. Il quale deve ora dimostrare di meritare la sua qualifica, cioè di essere quello, fra i suoi, che sa dare alla palla di pezza la "pacca" (la pèca) più forte e più precisa.
Il capitano parte ogni volta che uno dei suoi torna a casa "morto". A ogni partenza ha a disposizione tre lanci (ecco i privilegi del grado!) e quindi può "morire" due volte prima di essere spacciato definitivamente per palla presa al volo (ma sarà fatto secco al primo colpo se viene centrato durante il percorso), Dopo il primo lancio valido, se è un buon capitano arriverà indenne almeno fino al secondo cantone; poi dovrà farsi il suo bravo giro scattando a ogni lancio dei suoi, per rientrare incolume in casa. Se ci riesce farà tornare “vivo” uno dei suoi che era "morto”, rimettendolo in gioco, e magari dovrà ripartire immediatamente per un altro recupero, ma a ogni suo rientro ci sarà un "morto" che... resuscita, e quindi altri lanci, altre corse, altri ”morti" e altre "resurrezioni” fino a quando il capitano stesso cadrà sul campo, Allora la sua squadra avrà perso la partita e dovrà giocare la prossima ”fuori casa".
Il bèes, non semplicissimo da spiegare e non semplice da giocare, richiedeva alla squadra in casa potenza e precisione nel lancio della palla e velocità sul percorso tra i cantoni, e richiedeva all’altra squadra agilità nell’afferrare la palla al volo o nel raccoglierla da terra e prontezza e precisione di tiro per colpire con la palla (che poteva anche essere passata a un compagno in posizione più favorevole) l'avversario in corsa.
Non era ammesso che più d’un giocatore della squadra di casa fosse fermo al medesimo cantone, e anche per questo il gioco aveva fasi di grande concitazione quando più numerosi erano i giocatori sul percorso tra i cantoni e quindi più numerosi erano, per gli avversari, i possibili bersagli.
Chi ha un minimo di conoscenza del ”baseball" ha certamente rilevato come questo gioco, ormai diffuso in tutto il mondo, abbia spiccate analogie, a partire dal nome, col bèes che si giocava a Pigra.
Come? Avrei dovuto dire che era il nostro bèes ad assomigliare al "baseball"? D’accordo, d’accordo! Dopo tutto, che differenza fa?
Tratto dal libro “d'ind'èi d'indè” di Deo Ceschina - Si ringrazia la moglie Elisa per la pubblicazione.