NOVEMBRE
Si incominciano o sentire i primi brividi di freddo, si lasciano i vestiti un po' leggeri, si apre l'armadio e s'inizia ad indossare qualcosa più pesante.
Nel mese di Novembre, quando ero poco più di un ragazzino, mi ricordo che si andava a pulire col rastrello tutte le foglie e i ricci delle castagne, raccogliendo così le ultime sul prato pulito; dico prato, perché sotto tutte le piante di castagno cresceva l'erba che veniva tagliata per il fieno. Questi posti si chiamano (SERTE). Le più menzionate erano la "SERTA DALA MIRINA" e le "SERTA DALA MASSIMA), perché in queste "serte" si trovavano funghi più che negli altri posti; noi ragazzi addirittura andavamo e cercare anche mirtilli e fragole (ora purtroppo ci sono solo foglie).
I ricci che rimanevano sullo pianta venivano fatti cadere picchiandoli con un lungo bastone chiamato "PERTIGA", praticamente si diceva: "A sum nai a pertegà i castegn".
Questo lavoro si faceva anche con le noci o altre piante, dove non ci si arrivava si saliva sulla pianta. Si faceva questo in modo da poter fare il lavoro di pulizia una volta sola, quando era tutto
rastrellato, foglie e ricci, si ammucchiava e si bruciava, e il fumo emanava un delizioso profumo, difficile da dimenticare, infatti in mezzo ai ricci e alle foglie c'era sempre qualche castagna non raccolta e l'odore delle caldarroste si poteva fiutare anche da molto lontano.
Il nostro divertimento ere quello di passere sotto le piante dove avevamo bruciato e cercare in mezzo alle ceneri qualche castagna arrostita e quando lo trovavamo eravamo contentissimi anche perché essendo le ultime eremo buonissime.
IL GRANOTURCO invece si raccoglieva quando le spighe erano mature e si portavano a casa. Poi ci si trovava alla sera, una volte in una casa, l'altra volta in un'altra e tutti insieme ci aiutavamo; si tiravano via le foglie che ricoprivano la spiga di grano, alla fine del lavoro questa si presentava sfogliata e pulita, questa operazione si chiamava "SFUIÀ AL CARLON".
Io partecipavo spesso e volentieri quando ci chiamavano, anche perché si faceva sempre di sera e questo ero l'unico modo per poter stare in giro più a lungo fino a tarda sera.
C'era anche un detto che diceva: chi riusciva a trovare una spiga rossa avrebbe trovato subito la morosa o moroso. Allora tutti a sfogliare.
Io non ho mai trovato una spiga rossa ed è per questo che la morosa 1'ho trovata tardi, a parte questa battuta, era bello ritrovarsi insieme a tanti amici.
Quando le spighe erano sgranate, i chicchi di mais si portavano a piedi col gerlo a spalle fino a Dizzasco, dove c'era il mulino con la ruota di sasso che macinava il grano trasformandolo in ottima farina gialla per la polenta e crusca per le galline.
Anch'io diverse volte, ho avuto l'onore di accompagnare mia Mamma, dico onore perché per me è stato un grande piacere, indimenticabile. Quante belle mangiate abbiamo fatto con la nostra farina e il latte fresco. (PULENTA E LACC).
Neg1i ultimi anni anch'io con mia moglie Rita abbiamo sperimentato, anche con successo, una piccola coltivazione di granoturco con tutte le operazioni di sfogliatura davanti al camino fino alla macinatura, a Carlazzo dove esiste un mulino a ruota, non a piedi però...
TRADIZIONI
Alla sera prima dei morti (2 Novembre), si facevano, con le castagne, i "PELEE"; cioè le castagne pelate e bollite, poi alla sera un po' le mangiavamo noi, ed una parte (circa metà) le lasciavamo nella "CANESTRA“ perché i nostri genitori dicevano che quelle erano per i morti: alla sera, intanto che noi dormivamo, loro sarebbero venuti in silenzio a mangiarle.
Così io quando andavo a letto, naturalmente sempre prima dei genitori, facevo una notte un po' movimentata e agitata. Non vedevo l'ora che arrivasse mattina per vedere se i nostri morti avevano mangiato le castagne.
Infatti la mattina seguente, appena sveglio, scendevo di corsa giù in cucina a vedere e con mio grande stupore, le castagne nel1a canestra erano meno della metà di quelle che io avevo lasciato per loro. Così tutto contento chiamavo mia mamma dicendole: "Hai visto mamma, i nostri morti sono arrivati a mangiare le castagne", lei tranquilla mi rispondeva: "Hai visto Eliseo che i nostri morti non ci dimenticano mai e da lassù ci curano sempre, una volta all'anno vengono a trovarci, poi sono stati bravi, non hanno mangiato tutte le castagne, te ne hanno lasciate un po' per te!"
E con la gioia nel cuore, perché i morti avevano pensato a me, mangiavo quelle castagne, per me più speciali, con maggior soddisfazione.
Anche questa storia fa parte della realtà e della vita passata di Pigra.
Questa tradizione fa meditare, ognuno di noi la può interpretare come vuole. Io personalmente avendola vissuta la vedo come un insegnamento di rispetto, non solo per i vivi, ma specialmente per i nostri cari Morti.
Testo di Eliseo Ceschina - Novembre 2010