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donne a PigraAnche questo racconto si ricollega all'era fascista.

In quegli anni a Pigra non c'era il solo pericolo per gli uomini che venivano mandati al fronte, ma esisteva anche il problema delle donne.

Mi raccontava mia mamma Lucrezia1, che lei e altre mamme o ragazze per procurarsi un sacchetto di riso, per mangiare, dovevano andare fino a Lodi nelle risaie, con viaggi che duravano anche due o tre giorni o più affrontando diversi chilometri a piedi e lottando contro la pioggia ed il tempo.

Sapete benissimo che adesso, uno che non ha l'automobile, e prova a spostarsi da Pigra fino a Lodi incontra delle enormi difficoltà, figuriamoci a quei tempi. Questi sacrifici erano dovuti alla mancanza di una dieta variata, perché non si poteva mangiare soltanto patate, castagne e polenta tutto l'anno, a parte qualche gallina o coniglio a Natale e Pasqua.

Durante questi viaggi ci si procurava anche un po' di sale, molto raro e ricercato a quei tempi. Il sale era considerato come l'oro.

Potete immaginare che sofferenze subivano queste donne.

Al ritorno, dopo questo stressante viaggio, sapevano che c'era il controllo della merce ad Argegno, che nell'era fascista era ferreo con uso di ronde sia sulle corriere che sui battelli che per quelli che procedevano a piedi. Appena vedevano che portavi qualcosa con te, controllavano subito e se la merce interessava a loro e te la sequestravano. Il riso purtroppo era una merce contesa, quindi c'era il pericolo che dopo aver fatto un viaggio lungo ed avventuroso, incontrando chissà quanti ostacoli, si arrivava ad Argegno prendendo tutte le precauzioni del caso e pur sapendo che il controllo era spietato, non si riusciva a procedere con tutto il riso. Certe volte purtroppo è capitato a qualcuno, con pianti disperati e sconsolati.

Pensare adesso di sequestrare un sacchetto di riso come se fosse droga o chissà che, lascia l'amaro in bocca, immaginando che tempi duri abbiano vissuto i nostri genitori. La forza e la volontà di combattere la vita anche nei brutti momenti, è riuscita a far superare anche questi periodi bui della storia italiana. La stupidità e l'ignoranza non possono durare a lungo, il buon senso alla fine vince.

Qualcuno si chiederà dov'è il lieto fine del racconto, semplice: a chi veniva sequestrato il sacchetto di riso, tutte le altre gliene davano un po' del loro.

Ora quando a me e a mia moglie Rita capita di passare a vedere il cartello con scritto Lodi, sento dentro di me un'emozione enorme pensando che da lì erano passate le nostre mamme per procurarci qualcosa di nuovo da mangiare.

P.S. Che bello sarebbe se anche noi, quando abbiamo il sacchetto pieno ne dessimo una piccola quantità tutti assieme a chi non è fortunato come noi e non né ha per sfamarsi.

Questo racconto ci insegna anche questo.

1 Ceschina Lucrezia, mia mamma era nata nel 1912

Scritto da Eliseo Ceschina – marzo 2010