Fin dall'antichità le piazze erano luogo d'incontro e punto centrale della vita pubblica. In esse si riuniva il governo della città, si tenevano i processi e si esercitavano le pene, si svolgevano i mercati, si organizzavano i giochi e le celebrazioni delle ricorrenze pubbliche. Questa loro funzione è stata poi gravemente minacciata dall'avvento della motorizzazione che ha invaso prepotentemente le strade e le piazze minacciando le sicurezza dei pedoni, inquinando l'aria trasformandole spesso in orribili posteggi. Ultimamente nelle città con la creazione delle zone pedonali si sta faticosamente cercando di riportare alla loro naturale funzione.
Anche a Pigra, nel suo piccolo, ha la sua bella piazza. Fisicamente, da quando me la ricordo, ha praticamente mantenuto intatta la propria struttura. Delimitata a nord dalla casa della Lidia, dal muretto della Pinina (il muretto di Alassio), a est dal Circul, e sul lato sud c'è ancora la stessa ringhiera con la “scalota” che scende. L'unica differenza è che allora la strada che la fiancheggiava a nord era coperta dal “riscioo” mentre la piazza vera e propria era in terra battuta. Naturalmente era tutta libera, non c'erano le attuali aiuole-panchine, e non c'erano le auto. Era invece sempre popolata.
D'estate, ma anche d'inverno nelle giornate di sole, la gente si riuniva in piazza, seduta sul muretto o appoggiata alla ringhiera e li si discuteva di tutto, dalla politica allo sport, dalle cose pubbliche del paese ai pettegolezzi privati. Quanta malinconia vederla oggi disabilitata e silenziosa.
Per noi bambini la piazza era il luogo di ritrovo e il parco dei divertimenti. Naturalmente si giocava alla palla, suscitando l'ira della Lidia e dei gestori della cooperativa, anche perché ogni tanto ci scappava la rottura di qualche lastra di vetro. L'autore del misfatto era sempre, manco a dirlo, il signor “Mi no”. Bisognava poi guardarsi dal Liviu, il messo comunale, che sbucava all'improvviso per sequestraci il pallone (o almeno quello che noi chiamavamo pallone che spesso era di stoffa o una semplie pallina di tennis) e prendere i nomi di chi giocava e mandarci a pulire le strade del paese. Innumerevoli erano i giochi che praticavano in piazza. Moltissimi ormai totalmente dimenticati. Ricordo il bes, al focu, l'oca, i tor, giochi molto belli che richiedevano destrezza e forza fisica. Non voglio qui descriverli anche perché piuttosto complessi, chi non li ha conosciuti e vuole levarsi la curiosità può leggerli nel libro “d'ind'èi d'indè” descritti con impareggiabile bravura dal Deo. Ma si giocava anche a topa, a la finta, ai bogi, ai cich, a bander, al mondo, ai quatru canton, cunt al serc, cunt al strinz, a maghi e libar, a guardia e sfross.
D'inverno quando capitavano le belle giornate di sole, c'erano sempre molti uomini che si godevano il caldo appoggiati alla ringhiera. Allora noi ragazzi si andava al Pradel, la via dietro la casa della Pinina e si tiravano palle di neve facendole spiovere oltre il tetto sulla piazza. Qualcuno in piazza ci gridava le coordinate, longa, curta, per consentirci di centrare il bersaglio. Questo naturalmente provocava la reazione di coloro che erano in piazza e si creavano battaglie a palle di neve (una volta la neve, a Pigra, scendeva a novembre e restava fino a marzo-aprile). C'erano poi molti altri giochi che non si praticavano in piazza come sumpà i mot dal fee, sumpà gio i mur, rempegas sui pient par ruba i scires, na al mulin a fa al bagn, al casciasas, met gio i tireli e molti altri.
D'altronde una volta i bambini vivevano completamente all'aperto, in casa si andava per mangiare e dormire, eravamo in molti e quindi il gioco era una naturale necessità.
La fantasia di generazione di bambini aveva saputo inventare numerosi giochi che si praticavano senza l'ausilio di particolari supporti, bastava un poco di destrezza e molta voglia di stare insieme e d divertirsi. Cosa volere di più?
Scritto da Bogi - Pigra 2005