La Cappelletta
1
Le mille volte che i perduti passi
ti mossi incontro, Cappelletta amica,
chi le potrà contar se non i sassi
e l’erba e i boschi della strada antica
che a te conduce? Sa la verde soglia
le volte che sostai col libro accanto
e sai tu che non sempre era la voglia
di leggere a fermarmi. Nell’incanto
del primo sole, nella primavera
del giorno ti scoprivo la mattina
custode dei ricordi della sera,
e la tua dolce, bianca Madonnina
mi dava per un fiore e una preghiera
il suo perdono per la sera prima...
2
Un’altra volta, in quella benedetta
ora del dì che il sol sull'orizzonte
lotta per non morire, Cappelletta,
e gravi scendon dall’usato monte
le greggi al piano, con lo scampanio
festoso del ritorno (segna l’ora
del ritorno di tutti, qui!) pur io
lento cammin volgevo alla dimora
e nel passarti accanto salutavo
la Madonnina bianca, ingentilita
dal raggio estremo mentre la guardavo
- orna di fiori freschi e d’infinita
serenità pervasa - e le mandavo
un bacio sulla punta delle dita.
3
Poi la sera... E la notte, quando tace
degli uomini la voce e sol le cose
-vive, nel buio- parlano di pace
con quelle loro voci misteriose,
quando sull’erba bruna e sui sentieri
bianchi stillan le gocce di rugiada,
accompagnato sol dai miei pensieri
ripercorrevo la deserta strada
e mi fermavo, assorto, al tuo balcone
o ai bordi del minuscolo sagrato:
con la mente riandando alle persone
più care del presente e del passato
mentre, laggiù, cantava una canzone
la valle del Mulino Abbandonato.
Tratto dal libro “d'ind'èi d'indè” di Deo Ceschina - Si ringrazia la moglie Elisa per la pubblicazione.