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Altra festa importante per tutti, anche solo per l'armonia e la serenità che c'era in quel giorno, tanto che si sentiva nascere dentro di noi una contentezza maggiore rispetto al solito.Scigala
Noi ragazzi eravamo coinvolti alla preparazione della S. Pasqua, momento in cui non si suonavano più le campane, formavamo una squadra “I Resegat” e con le scigale (1), andavamo a suonare i “Mattutin” cioè gli orari delle Messe e dei Vespri. A quei tempi si facevano anche i vespri, per esempio giravamo per Pigra ed ad ogni piazzola ci fermavamo a suonare e si diceva: “La prima e la seconda volta la Messa e per finire e al Terz e al Bott issema”, praticamente si girava due volte.Prima di suonare agli orari della Messa e Vespri si andava a suonare per il Paese nelle piazze principali, dicendo i Mattutin “I Mattutin del Nostro Signor ca lé mort in Cros, per noi Salvator”, e via tuttiinsieme a suonare. Nella squadra c'era sempre un capo, votato prima a maggioranza, che si metteva in mezzo e noi tutti intorno a suonare, lui dava il “Pronti via”, poi per finire alzava al volo la Scigala, cogliendoci un po' impreparati, così chi non riusciva a fermarsi subito e la propria scigala suonava ancora qualche giro, veniva penalizzato ed ad ogni suono in più detto “Crich”, si pagavano circa 2 o 5 lire.Così alla fine quando si andava a raccogliere i soldi dalle famiglie per il lavoro svolto, si detraevano i Crich. Naturalmente c'era qualche piccola polemica sulla quantità dei Crich.
Preciso che ai Mattutin non si poteva farne parte per più di due anni consecutivi, così da poter dare il cambio agli altri. (facevano “
un po' purum”).

 

Altro ricordo bellissimo, come tanti, quando si andava a “picagiò al fucsent”.
Il sabato pomeriggio, prima della Pasqua, al Vespro, fuori sul piazzale della Chiesa Santa Margherita, si accendeva il fuoco con una fascina a noi tutti ragazzi con in mano un filo di ferro sul quale era attaccato il “
fucsent” (fungo)(2). Questo fungo veniva scaldato sul fuoco, naturalmente benedetto dal Parroco, fino a quando non diventava nero e bruciava, dopo via di corsa per le case del paese, perché si doveva fare col carbone del fucsent il segno della croce sul camino delle case. Tutti a quei tempi avevano il camino e chi riusciva ad arrivare prima, a fare questa croce, veniva ricompensato con una piccola mancia.

Naturalmente potete immaginare che corsa si faceva per arrivare prima alla Villa o ad altre case, dove si poteva contare su generose mance.Preciso che il ferro legato al
fucsent serviva per poterlo far girare e tenerlo sempre acceso, perché se si spegneva non valeva più.
A raccontarlo ora, sembra che faccia un po' ridere, invece aveva un'importanza enorme, fucsent vuol dire fuoco santo e avere una piccola croce con fuoco santo in casa era considerato il massimo, perché portava pace, amore e serenità in famiglia. Se ce l'avessimo anche al giorno d'oggi un pezzo di fuoco santo in casa, chissà magari cambierebbero molte cose.
Più che un ricordo, questa tradizione fa meditare.

 

UovoAltro ricordo bellissimo del giorno di Pasqua è quello che al pomeriggio, dopo il Vespro, si andava quasi tutti al Campo Sportivo a “Burà lof” cioè far rotolare dalla “bruga” (terreno in discesa) o l'uovo di cioccolato o l'uovo di gallina sodo pitturato e al “purtugal” (mandarino) per vedere quello che arrivava prima.
Anche qui qualcuno, forse, verrà da ridere, provate invece a pensare che significato può avere questo. Trovarsi tutti insieme, mantenere una tradizione ereditata, essere contenti tutti allo stesso modo, sia per chi aveva l'uovo di cioccolato, sia per chi aveva quello di gallina o chi aveva un mandarino o chi non aveva nulla ma partecipava serenamente. Insomma tutti uguali, senza distinzioni. Sereni e contenti.Ora tante cose che vi ho raccontato non esistono più, mah sarà il cambiamento...

(1) Scigale: strumento in legno, formato da un manico filettato come una vite, sul quale è inserito un parallelepipedo aperto sui due lati maggiori, che girando su sé stesso a 360° produce in suono “cre-cre” delle cicale.

(2) Fucsent: un pezzo di fungo che si trovava attaccato alla pianta quando si andava a raccoglierlo, bisognava stare attenti perché ce ne sono di due qualità e se tu non avevi la qualità buona non valeva. Quello buono è di color marrone.

Testo di Eliseo Ceschina - Aprile 2010