Con le prime nevicate incominciava per noi il grande divertimento dello slittare. Tutto il nostro tempo libero era dedicato a questo divertimento. Si slittava in tutte le strade del paese, ma le piste più belle e più frequentate erano quelle fò alla Villa. Qui si tracciavano molte piste di diversa lunghezza e di diversa difficoltà. Proverbiale era la pista dai tri sumpi così chiamata per i tre salti che si facevano lungo la sua discesa. Questa pista era il banco di sfogo alla fantasia e alla spericolatezza anche nel modo di scendere: seduti normali, o sdraiati (a rana), o in cu indree, oppure si faceva il treno legando tra di loro diverse slitte. Alcune volte scendevamo in gruppo con la slitta di sera, rischiarati dalla luna, lungo la mulattiera fino ad Argegno e di questo ho un vivo ricordo oltre che del piacere che ci procurava la discesa, anche della grande fatica che ci costava la risalita con la slitta sulle spalle.
Dopo molte ore passate sulla neve quando si tornava a casa eravamo bagnati fradici e con i piedi, dato anche le calzature di fortuna che avevamo allora, congelati. Quando accanto al camino ci si toglieva le scarpe e calze spesso i piedi erano viola per il freddo, e al calore del fuoco na nava dent i pic. Naturalmente seguivano poi giorni di mal di gola e di febbre.
Questo voleva dire per noi bambini l'arrivo della neve.
Per gli adulti invece la cosa era meno divertente. Tutti allora si mobilitavano con pale e badili a far la cala nelle vie del paese. Già al mattino presto si sentivano gli uomini al lavoro per pulire le strade. Con la neve si riempiva pure la nevera vicino alla latteria per tenere al fresco il burro durante l'estate. È capitato anche più di una volta che la neve molto abbondante non consentisse il passaggio della cala, allora trainata dai buoi del Birulin di San Fedele, lungo la strada carrozzabile che porta a San Fedele. In questi casi al suono della campana della chiesa di San Rocco tutti gli uomini validi, muniti di badile e divisi in squadre provvedevano a sgomberare la strada fino, a Blessagno. Questo per consentire l'accesso alle poche macchine che portavano i rifornimenti in paese e al dottor Bassi, che da San Fedele con la moto, veniva due giorni alla settimana a visitare gli ammalati.
I tempi sono proprio cambiati e queste sembrano storie incredibili, visto che al giorno d'oggi, quasi più nessuno si preoccupa di spazzare la neve neppure davanti all'ingresso della propria abitazione, insensibili come siamo diventati anche di fronte ai grossi disagi che la neve procura alle persone anziane, sempre più numerose nel nostro paese.
Scritto da Bogi, (tratto dal calendario dell'associazione non ti scordar di me 2005)